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Il Giardino degli Alberi di Natale  Allestito in viale Gramsci,  coordinato dagli art director Massimo Sansavini e Giuseppe Bertolino, inaugura domenica 13 dicembre alle ore 16,00 e si protrarrà fino al 10 gennaio.

Nel Giardino degli Alberi di Natale a Milano Marittima ci saranno Tredici alberi interpretati con linguaggi artistici e tecniche diverse, ognuno dei quali riflette l’ideazione e la cifra stilistica scelta da ogni artista. Albero come ricerca della felicità, come simbolo dell’utopia, della poesia, della carità, di pace o di ricordo d’infanzia, alberi di parole, di rose, di lettere mai scritte. Sono solo alcuni dei concetti che troveranno manifestazione artistica nei grandi abeti del Giardino degli Alberi di Natale artistici realizzato in occasione di MimaOnIce all’interno del Villaggio Natalizio. Il progetto, che coinvolge 13 artisti coordinati da Massimo Sansavini e Giuseppe Bertolino nella loro veste di Art Director della rassegna, è stato voluto dall’Amministrazione Comunale e da Proloco Milano Marittima, e si ricollega al legame storico e artistico con la Città Giardino progettata da Giuseppe Palanti a inizio Novecento. Gli artisti che partecipano a questo progetto sono Giuseppe Bertolino, Prisco De Vivo, Oscar Dominguez, Cosimo Epicoco, Giovanni Gurioli, Luigi Impieri, Agnieszka Kiersztan e Mimmo Di Dio, Ruggero Maggi, Aldo Marrone, Luigi Allegri Nottari, Carlo Ravaioli, Massimo Sansavini e Aykut Saribas. Di seguito una  breve descrizione delle opere e  delle motivazioni artistiche.

Giuseppe Bertolino (originario di  Castelvetrano-Selinunte, vive e lavora a Forlì) si caratterizza per la formazione di cultura classica: le sue opere appaiono come composizioni che non hanno più nulla in comune con la concezione classica del quadro ma esprimono il loro esistere in quanto rappresentative dell’immensità, dell’universo che ci circonda. Bertolino vanta un’attività espositiva in sedi e gallerie prestigiose, accanto alla collaborazione con istituzioni di levatura nazionale ed internazionale che gli hanno garantito un crescente successo di pubblico e di critica oltre alla partecipazione a mostre e fiere nazionali ed internazionali come Padova, Milano, Bari, Palermo, Catania, Agrigento, Taormina, Forlì, Verona, Parigi, Mosca, Dussendorf, Budapest, Londra, Varsavia. Una ricca bibliografia, servizi televisivi, interviste e filmati completano e giustificano la presenza in archivi nazionali e biblioteche in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.

Bertolino presenta Sinfonia op k452: “L’abete, significativo simbolo del Natale di Cristo perché con le sue foglie sempre verdi richiama la vita che non muore (BenedettoXVI), e unendo il cielo e alla terra, l’ albero si radica sia in alto che in basso affondando come radici i suoi rami nell’ etere, congiungendo il mondo luminoso della coscienza a quello oscuro sotterraneo dell’ inconscio. L’artista Giuseppe Bertolino ha voluto simbolicamente ricreare un filo conduttore con la notte dei tempi, attraverso la realizzazione di tanti piccoli alberi di natale che aperti ci rivelano i valori della bellezza dell’esistenza come natura, come animo umano; chiusi essi mostrano una superficie piana, rugosa, quasi una sottile corteccia, dipinti con colori sfumati  monocromatici, con lievi spruzzi di color oro o interamente ricoperti  di color oro”.

Prisco De Vivo (originario di San Giuseppe Vesuviano) rivela fin dall’infanzia un’eccezionale predilezione per il disegno e la pittura. Significativo è stato l’incontro con il maestro Pietro Annigoni, che lo guida verso una poetica pittorica, rendendo fondamentale il suo orientamento artistico intimista ed essenziale. La sua ricerca artistica indaga una bellezza femminile tragica e metafisica, una condizione mistica e atemporale che non investe solo la sensualità femminile, ma una vibrazione misteriosa che si fa essenza nello spazio espressivo.

De Vivo presenta L’Albero dei poeti: “Quando di solito penso ad un albero, penso alla congiunzione fra la terra e il cielo – L’albero della Bellezza Divina. Nelle iconografie della  Genesi l’unità è impressa, nei rami di un albero e come braccia umane si congiungono e arrivano alla discendenza di ogni individuo. Una riflessione da fare interessa l’albero della cuccagna, dove vengono riposti  in segno di abbondanza i  doni per i bambini. In occasione, alquanto inedita, della realizzazione di un addobbo d’arte per Milano Marittima ho pensato al concetto della  memoria e dell’elevazione, per cui ho progettato la  realizzazione dell’Albero dei Poeti, più che  ad un albero della poesia. L’installazione prevede una cinquantina di foto che rappresentano i volti dei poeti dell’epoca moderna che hanno lasciato un segno visibile nel panorama poetico contemporaneo. Le foto vengono corredate da frammenti dei loro versi. Questi ritratti realizzati a tecnica mista, in effetti fanno parte del mio progetto attuale che ha per titolo  ‘50 poeti in 50 colori’ ”.

Oscar Dominguez Originario dell’Argentina, che negli anni giovanili scopre viaggiando per completare la sua formazione artistica dopo l’Accademia, oggi  vive e lavora a Faenza. Tra le personali menzioniamo Memoria del Fuego nel 2004 nel centro storico di Bagnacavallo, a San Giminiano nel 2006, anno in cui vince il 1° Premio al Simposio internazionale della Ceramica a Bassano del Grappa, nel 2005 realizza una serie di installazioni a Palazzuolo sul Senio. Nel 2010 espone a Treviso, numerose sono le collettive cui partecipa in Francia, Germania, Croazia. Dal 2003 cura il Padiglione di Scultura a Contemporanea alla Fiera di Forlì.

Dominguez presenta Pequeños Tesoros: “L’albero è una rappresentazione vitale del Natale, va dalla terra verso il cielo, dall’interno all’esterno, perciò ci parla di crescita, protezione e di speranza. La pace è una necessità urgente nel mondo, l’albero è un simbolo naturale indispensabile e ricrearli artisticamente dovrebbe avvicinare le persone ad una riflessione aldilà dell’estetica. Pequeños tesoros, tenta di mettere in evidenza il fatto che con materiali poveri si possono ottenere oggetti ‘prezio

ed essenziale. La sua ricerca artistica indaga una bellezza femminile tragica e metafisica, una condizione mistica e atemporale che non investe solo la sensualità femminile, ma una vibrazione misteriosa che si fa essenza nello spazio espressivo.

De Vivo presenta L’Albero dei poeti: “Quando di solito penso ad un albero, penso alla congiunzione fra la terra e il cielo – L’albero della Bellezza Divina. Nelle iconografie della  Genesi l’unità è impressa, nei rami di un albero e come braccia umane si congiungono e arrivano alla discendenza di ogni individuo. Una riflessione da fare interessa l’albero della cuccagna, dove vengono riposti  in segno di abbondanza i  doni per i bambini. In occasione, alquanto inedita, della realizzazione di un addobbo d’arte per Milano Marittima ho pensato al concetto della  memoria e dell’elevazione, per cui ho progettato la  realizzazione dell’Albero dei Poeti, più che  ad un albero della poesia. L’installazione prevede una cinquantina di foto che rappresentano i volti dei poeti dell’epoca moderna che hanno lasciato un segno visibile nel panorama poetico contemporaneo. Le foto vengono corredate da frammenti dei loro versi. Questi ritratti realizzati a tecnica mista, in effetti fanno parte del mio progetto attuale che ha per titolo  ‘50 poeti in 50 colori’ ”.

Oscar Dominguez Originario dell’Argentina, che negli anni giovanili scopre viaggiando per completare la sua formazione artistica dopo l’Accademia, oggi  vive e lavora a Faenza. Tra le personali menzioniamo Memoria del Fuego nel 2004 nel centro storico di Bagnacavallo, a San Giminiano nel 2006, anno in cui vince il 1° Premio al Simposio internazionale della Ceramica a Bassano del Grappa, nel 2005 realizza una serie di installazioni a Palazzuolo sul Senio. Nel 2010 espone a Treviso, numerose sono le collettive cui partecipa in Francia, Germania, Croazia. Dal 2003 cura il Padiglione di Scultura a Contemporanea alla Fiera di Forlì.

Dominguez presenta Pequeños Tesoros: “L’albero è una rappresentazione vitale del Natale, va dalla terra verso il cielo, dall’interno all’esterno, perciò ci parla di crescita, protezione e di speranza. La pace è una necessità urgente nel mondo, l’albero è un simbolo naturale indispensabile e ricrearli artisticamente dovrebbe avvicinare le persone ad una riflessione aldilà dell’estetica. Pequeños tesoros, tenta di mettere in evidenza il fatto che con materiali poveri si possono ottenere oggetti ‘prezi

Cosimo Epicoco (pugliese, lavora a Roma) si forma all’Istituto d’Arte di Grottaglie quindi all’Accademia di Belle Arti di Lecce ed inizia ad esporre dal ’92. Tra il 1992 e il 1999 svolge una ricerca pittorica d’indirizzo materico ed informale, esponendo a Brindisi, Saarbrucken, Bari, Roma. Nel 2000 inizia a trattare le prime sollecitazioni figurative tese a consolidarsi, con le personali di Brindisi, Roma e Lecce. Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche. Attualmente lavora come maestro d’Arte all’Istituto dell’opera Don Guanella di Roma.

Epicoco presenta Lettere di Natale: un albero decorato con lettere bianche e colorate tra cui alcune svelano parole importanti! Lettere di Natale, forse mai scritte, mai recapitate. Come un alfabeto di lettere bianche su fogli bianchi che ne inghiottono il senso. Vocali e consonanti sparse che non si uniscono per darsi un significato. L’Artista Epicoco addobba dunque il suo albero con singole lettere bianche, disposte casualmente tra i rami e affinché questo non sia un Natale ‘solo a parole’ prive di valore, aggiunge un messaggio universale. La parola ‘pace’ in diverse lingue del mondo, scritta con lettere di un colore diverso dal bianco, perché impregnino in modo indelebile il bianco di un foglio di carta”.

Giovanni Gurioli consegue il diploma all’Istituto d’Arte Ceramica G. Ballardini di Faenza (RA), frequenta la scuola di pittura di Concetto Pozzati, presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove si diploma. Dopo aver approfondito gli studi in pittura, la sua formazione si arricchisce di diverse esperienze che attraversano la ceramica, il design e la grafica pubblicitaria. Dal 1988 espone in numerose personali e collettive di carattere nazionale ed internazionale tra le quali ricordiamo nel 1993 la 1a Biennale d’Arte Contemporanea di Bologna a Palazzo Re Enzo; le Rassegne d’Arte Contemporanea “Fuori dal Comune” a Modigliana (FC). Nel 1998 la 1a Biennale d’Italia di Arte Contemporanea – Trevi Flash Art Museum; nel 1999 “Escultura” Feria de Muestras Zaragoza (Spagna); 1a Biennale “Caos italiano” Novosibirsk (URSS). Nel 2002 “Plastica d’artista” Assocomaplast, Assago (MI); “Plastica d’artista” Museo della Scienza e della Tecnica L. Da Vinci, Milano a cura di Tommaso Trini Castelli; “Superhighway” CVB Space, New York (USA) e Berlin Kunstroprojekt, Berlino.  Tra le personali anche alcuni allestimenti a Sao Paulo e a Belo Horizonte  in Brasile negli anni più recenti.

Gurioli propone Riflessioni luminose: “Ho raccolto i ricordi, attraverso i simboli che caratterizzano il mio lavoro, inserendoli in questo particolare contesto come in una vetrina che assorbe e dà energia”.

Luigi Impieri (nato a Belvedere Marittimo, vive e lavora a Forlì) si è laureato in Scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma ed ha conseguito la laurea al Dams presso l’Università di Bologna, attualmente insegna “Storia dell’Arte” al Liceo Classico G.B. Morgagni di Forlì. Impieri è un artista poliedrico: i suoi interessi spaziano dalla pittura, alla ceramica, al designer, all’installazione, alla scenografia, alla cura di eventi d’arte e culturali; ha inoltre realizzato mosaici ‘trencadìs’ per luoghi pubblici e privati.

Impieri presenta L’albero delle barchette con le rose rosse: “L’albero di Natale dovrà far sentire gli echi del mare. L’elemento acqua, in questo luogo d’incontri, di feste e relax, è quel che per me ‘disegna’ meglio la città. Ho così deciso di appendere all’albero di Natale quel che a me, sin dall’infanzia, ricorda più di ogni altra cosa il mare: le barchette di carta, ed ho pensato al rosso, quale colore simbolo delle feste natalizie. Ho realizzato in maiolica le mie barchette, facendole simili a quelle costruite con gli origami, inserendovi ‘a bordo’ alcune rose, affinché chiunque da terra, osservandole, possa immaginare di sperimentare il proprio viaggio fantastico sul mare. La rosa che incorona i poeti è legata agli eventi conviviali, è simbolo dell’amore che trionfa ed è legata alla mitologia di Venere e Adone. Questo fiore, forse anche per la sua struttura a forma rotonda, è stato sempre reputato simbolo di completezza; rappresenta infatti la profondità del mistero della vita, la bellezza, la grazia, la felicità, la voluttà, la passione ed è perciò associato alla seduzione”.

Agnieszka Kiersztan e Mimmo Di Dio. L’artista polacca si forma a Lomza (Polonia),ma è a Marcianise che svolge la sua attività artistica nel campo della scultura, della pittura e del design di gioielli. Gli anni di studio, svolti presso l’istituto di scultura di Suprasl in Polonia, costituiscono il nucleo culturale ed espressivo della sua formazione e delineano la struttura poetica del suo percorso artistico. Le sue opere sono opere in-quiete. Il trattino posto tra in e quiete separa e congiunge allo stesso tempo,ed in tal modo trasforma il significato del termine in due parole che si contrappongono. L’essenzialità del suo segno grafico,diventa rarefazione formale,metodo di lavoro per indagare la forma complessa delle cose della natura.

Mimmo Di DIO, artista casertano, attraverso un linguaggio sobrio e di grande sintesi formale, non privo di elementi di sperimentazione –  tutti i suoi quadri sono dipinti su seta – organizza una narrazione tanto legata al quotidiano quanto fortemente intrisa di valenze sociali, politiche, direi antropologiche. Un racconto che procede con una tensione costante offerta innanzitutto da fonti antracite, che dilatano all’infinito la cognizione spazio-temporale, e in secondo luogo dalla giustapposizione degli elementi che costituiscono la composizione: figure antropomorfe, zoomorfe, vegetali, mezzi di trasporto o semplici architetture.

Presentano Bombe di Natale: “ ‘Albero’ come simbolo e ricerca della felicità, serenità e amore. Un gesto ripetuto ogni anno con la speranza, anzi con la sicurezza che ci regalerà serenità. Voglia di credere nella magia ma niente è certo. Non bastano i simboli. Se non li trasformiamo in realtà quello che rimarrà sarà illusione temporanea che coprirà tutto ciò che non è risolto, confuso. Guerra”.

Ruggero Maggi Dal 1973 si occupa di poesia visiva, dal 75 di copyart, libri d’artista e arte postale. In seguito di laser art, olografia e, dagli anni ottanta, di arte caotica sia come artista con opere  e installazioni incentrate sullo studio del caos, che come curatore di eventi. Citiamo Caos Italiano nel 1998, Caos – Caotica Arte Ordinata Scienza nel 1999, CaoTica nel 2004. Tra le installazioni olografiche ricordiamo Una foresta di pietre al Media Art Festival di Osnabrueck. Suoi lavori sono esposti al Museo di storia cinese di Pechino e alla GAM di Gallarate. Ha partecipato  alla 49° Biennale di Venezia e alla 16° Biennale d’arte contemporanea di San Paolo.

L’opera proposta si intitola  Tibet: per non dimenticare: “Bandiere che trasmettono un messaggio, una preghiera che brilla…piccoli fari di verità e di purezza in questi tempi oscurati da nuove forme di barbarie. Preghiere tibetane che si librano nell’aria e che disperdono il loro prezioso buon auspicio per ogni essere vivente”.

Aldo Marrone  è nato ad Avellino nel 1970, ha intrapreso la maturità artistica solo per il suo istinto curioso e creativo, tale da farlo approfondire in tutto ciò che dal visivo passava al concettuale. La sua attività di fotografo, ormai ventennale, lo ha portato a collaborare con case e marchi aziendali nazionali. Si è avvicinato sempre di più all’esperienza della fotografia d’arte, ha lavorato da vero artigiano in tutto quello che poteva rappresentare in stampa in bianco/nero, indagando in ambientazione urbane con uno sguardo scabro e rarefatto, mettendo in luce paesaggi e figure di impronta metafisica. Fra gli eventi espositivi a cui ha partecipato ricordiamo nel 2004 quello nello spazio museale del  palazzo De Louvre Sale del Corrousel.

Marrone presenta l’opera  In Nome Del Padre“:Tutto inizia e finisce in nome del Padre’. Quando la fede è un’abitudine, fatta di rosari, processioni e a volte  di ostentazione di gesti di sofferenza ‘in nome del Padre’. In ‘nome del Padre nasce una speranza’ e la morte è una redenzione. Un uomo che vive una cristianità di comodo”

Luigi Allegri Nottari, originario di Cremona, vive e lavora a Santo Stefano nel ravennate. Dopo gli studi all’Accademia di Brera a Milano, arricchisce la sua ricerca pittorica con esperienze legate alla grafica di Urbino, presso l’Istituto Statale d’Arte, ha poi frequentato il corso di scultura all’Accademia delle Belle Arti di Ravenna. Inizia ad esporre nei primi anni Sessanta in area lombarda, tiene la sua prima personale ad Urbino nel 1970 alla “Casa Raffaello” e già negli anni ’80 è presente in numerose fiere d’arte italiane (Bari, Roma) ed internazionali (Stoccolma, New York, Los Angeles, Barcellona, Valencia), partecipa al “Premio Italia ‘92” indetto dalla rivista ‘Art Leader’, al “Trevi Flash Art Museum” e alla biennale italiana “Trevi Flash Art Museum” del 1998. Tra il 1998 e il 1999 espone a Milano, Venezia, Innsbruck e in Romagna (Faenza, Cesena, Ravenna, Forlì). La sua pittura predilige i contorni e gli spazi attorno: screpolature e velature mostrano una maestria che inventa una materia rara, tanto più preziosa, quanto meno appariscente, quasi non volesse mostrarsi.

Nottari presenta L’Albero del sorriso: Albero meditativo, mistico, rivolto verso la figura di San Francesco, alla povertà, alla carità. Albero privo di luci o fronzoli. Solo alcuni volti sorridenti tra i rami, fanno da cornice al TAU.  Sotto l’albero, luci spente e accese simboleggiano i comportamenti dell’uomo, in questo caso, il cooperare e l’operare o restare indifferenti alla povertà fisica o spirituale.” Un faretto con (luce discreta) evidenzierà la composizione. L’albero del sorriso brilla di luce propria: quella interiore darà calore, conforto e alla mensa dei poveri  di Natale ci sarà qualche sorriso in più.

Carlo Ravaioli (ravennate, vive e lavora a Forlì) ha esperienza come pubblicitario, fotografo, illustratore e fumettista, oltre che come pittore. Le sue mostre, in tutta Italia e all’estero, risalgono alla fine degli anni ’70 ed è presente con le sue opere, oltre che in prestigiose gallerie d’Italia, su importanti pubblicazioni s’arte e case d’asta.

Ravaioli presenta La città infinita: “Una unica città utopistica a sviluppo lineare. Guardata da terra si percepisce come cammino verso la sommità, un’ elevazione a spirale verso il cielo. Vista dalla vetta, è simile alla sorgente di un fiume che si allunga a spirale in una espansione senza fine, un vortice centrifugo paragonabile alla nascita dello stesso universo. In termini di spiritualità, il simbolo della spirale rappresenta il percorso che conduce alla conoscenza del mondo e dell’esistenza. Inoltre, in termini di rinascita o di crescita, il simbolo della spirale può rappresentare la coscienza della natura a partire dal centro che aumenta espandendosi verso il suo esterno.”

Massimo Sansavini (Forlì, 1961) studia Scultura all’Accademia di Ravenna e viene inviato in Brasile dal Direttore della Biennale d’Arte di San Paolo del Brasile, dove trascorre un anno creando sculture esposte nei principali musei di quel Paese. Dal 2004 collabora come scenografo Rai e presenta le sue opere nella mostra “Da Picasso a Botero” curata da Vittorio Sgarbi. Nel 2006 realizza per la Germania “Neverland”, una mostra itinerante in collaborazione con il Ministero degli Esteri, poi presenta i suoi lavori in Florida, Milano, Venezia e Seoul. Nel 2009 realizza alcuni disegni per i tessuti della Maison Enrico Coveri, prende parte alla mostra presentata da Daverio “A+B+C/Futurismo” ad Alessandria, dove realizza anche un’opera monumentale collocata in una rotonda. Nel 2010 le sue opere sono presentate nella mostra “Road to Futurism” al National Museum of China di Pechino e al Guandong Museum di Canton. Espone a Milano, Modena, Reggio-Emilia, Firenze, Torino, Brescia, Spoleto e anche al Macro di Roma.

Sansavini presenta Xmashearth: cuori e vicende passionevoli son quasi sinonimi e concorrono ad essere quell’ essenzialità tematica che fa comprendere come Sansavini possa lavorare su registri diversi e come il suo linguaggio (veramente suo) possa appartenere anche a chi pensa che ormai le opere degli artisti non riescano a contenere nulla, tranne la propria gestualità, mentre da oggi sappiamo che ci può essere più mondo in un cuore, in tanti cuori, di quanto cuore e quanti cuori possa contenere il mondo: ma in fondo mi viene da dire che il bello e il piacevole, vengono fuori la dove c’è pienezza e qui c’è.

Aykut Saribas (originario di Istambul, vive e lavora a Taormina) indaga il figurativo, l’astratto e il materico in una sperimentazione le cui tematiche sfiorano la profonda nostalgia per il suo paese d’origine, e la fascinazione per il paese che lo ha accolto: la Sicilia. L’incontro culturale tra le due terre riempie il suo lavoro, una narrazione carica d scambi e contaminazioni in una luce mediterranea che diviene colore, ombra, volti e paesaggio, harem e hamam e cupole, e Bosforo, ed Etna.

Saribas presenta “Io non sono ne del Oriente ne del Occidente, non ci sono confini del mio petto” Rumi “Albero della danza di pace”: le opere sono composte con le forme circolare e quadrate in legno di 20 cm di dimensione, dipinti singolarmente a olio con applicazioni in foglio oro, ogni singola forma rappresenta la danza dei ‘Dervisci Rotanti’ con dei Motivi floreali dell’Impero Ottomano. La danza dei Dervisci rotanti è l’espressione della realtà divina e della realtà fenomenica, in un mondo in cui tutto, per sussistere, deve ruotare come gli atomi, come i pianeti, come il pensiero.

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